In questo particolare momento storico siamo bombardati da facili ricette per ritrovare il benessere, la creatività e soprattutto per imparare a “pensare positivo” (cosa che anch’io credo pericolosa, ma ne parleremo un’altra volta). In un certo senso assistiamo a una banalizzazione di contenuti che abbiamo a disposizione anche da molto tempo grazie a libri e contributi importanti e profondi che nessuno però ha più la pazienza, il tempo, la voglia di mettersi a studiare. Se da un lato la rete ha reso tutti più coinvolti e in contatto, dall’altro l’approccio rischia di diventare più superficiale e molte occasioni si colgono solo a metà. Tutto questo per dirvi che se cercate una ricetta per essere più creativi io non ce l’ho, vi posso però mettere a conoscenza di un paio di cose interessanti (e spero lo saranno anche per voi) che mi stanno accadendo. Per prima cosa purtroppo vi devo presentare un omino molto antipatico, un inquilino che vive dentro di me e che insieme agli allievi del corso di disegno è stato ribattezzato “il ragioniere del catasto” dell’emisfero sinistro. E’ proprio lì infatti che vive e svolge anche alcune funzioni molto utili alla mia sopravvivenza, solo che nel corso degli anni si è un po’ montato la testa (mai metafora è stata più azzeccata) e ha iniziato a pensare di essere capo condomino. Ogni volta che mi trovo davanti a una nuova impresa lui si siede sulla mia spalla e comincia a dire all’orecchio le cose peggiori perché lui odia (ODIA) il cambiamento. La creatività infatti a pensarci è proprio questo, la capacità di creare cambiamento, rimescolare le carte di ciò che conosciamo già e fare un passo verso l’ignoto. A esempio lui si scalda tanto quando mi trovo davanti a un foglio bianco e sto per iniziare un nuovo disegno. Si siede comodo e dice: “ecco vediamo un po’ di cosa sei capace” e poi spara a zero finché accartoccio il foglio e mollo tutto. Non vi dico la mia felicità nello scoprire grazie a libri che mi sono stati utilissimi (*) che questo omino siamo in tanti ad avercelo seduto lì. La storia, i libri, l’arte sono pieni di questa storia sempre uguale e adesso sto iniziando a capire meglio anche quanto il suo ruolo sia scomodo ma importante. E’ come “il guardiano della soglia” del mito che ci sbarra la strada perché ci venga la voglia di scavalcare (I. Sibaldi – I confini del Mondo). Allora grazie a questa strada che mi si è aperta davanti ho iniziato a elaborare una strategia personale per coltivare piccoli cambiamenti ed è proprio di questo che vi parlo. Si tratta di tre piccoli esercizi che sto facendo per dire al ragioniere del catasto / grillo parlante che lo ringrazio ma provo ad andare avanti. «Dài retta a me, ritorna indietro». «E io, invece, voglio andare avanti». C.Collodi, Le avventure di Pinocchio (cap. XIII) 1) Per non cedere alla paura paralizzante dell’errore e all’ammiccare della gomma da cancellare ho scelto in questi giorni di mettere da parte la matita in favore della penna. Ogni giorno faccio degli schizzi veloci a penna e mi concedo il permesso di fare errori. Sono disegni imperfetti, dal tratto grossolano, ma va bene così… intanto la mano è partita e io ritrovo il piacere di disegnare, come quello di andare in bicicletta. Piano piano le parole si spengono, il tempo cambia lancette e in pochi passi sei altrove. Sembra una cosa da poco ma è importante concedersi la possibilità di sbagliare, sostituendola con questa massima: “togli di mezzo il tuo Io, lascia che sia il flusso creativo a lavorare in te” (La via dell’Artista – Julia Cameron) 2) Per questo secondo esercizio chiamo in causa un altro dei miei miti, Philippe Petit. Prendo in prestito il suo “sorprendi te stesso”, esci dal tuo ruolo, da ciò che ti piace, da ciò che fai di solito e buttati in una cosa nuova, anche piccola (ad esempio lavati i denti con la mano sinistra). Questa cosa l’ho imparata anche dalle persone che ho incontrato al corso di disegno, perché ho scoperto che molti si sono iscritti proprio per questo motivo e hanno tutta la mia ammirazione. Io questa settimana mi sono concessa due ore per imparare a lavorare a maglia (e stranamente ho scoperto che non è difficile ed è anche rilassante) 3) Il terzo non è proprio un esercizio ma un patto con me stessa che prevede l’eliminazione (almeno parziale) dell’affermazione “non ho tempo” (vi suona familiare?). Una cosa che trovo davvero frustrante è il fatto che le giornate volino via perlopiù scandite da doveri e incombenze, al punto da far svanire lo spazio per me stessa. Così sto provando a mantenere il contatto con quelle cose che mi danno energia, risorse, strumenti per volare in alto. Nel mio caso, in questo momento, questi strumenti sono soprattutto i libri quindi la sera (alcune sere si tratta solo di pochi minuti ma va bene lo stesso) quando metto a letto Linda cerco di resistere alla stanchezza e mi tuffo nella lettura.
* A questo proposito riapro la parentesi dove prima avevo conservato l’asterisco e vi scrivo questi titoli che per me sono stati davvero utilissimi (parlano tutti di Creatività): Semina come un artista – Austin Kleon Big Magic – Elizabeth Gilbert La via dell’artista – Julia Cameron Trattato di funambolismo – Philippe Petit E voi cosa fate per risvegliare la creatività?
2 Commenti
Valeria Piludu
1/23/2017 08:29:30 am
Carissima Gabriella, trovo il tuo post davvero molto interessante, la mia creatività è diventata il mio lavoro e coincidendo le due cose spesso perdo di vista il piacere di essere creativa, di lasciar fluire il pensiero e la matita!
Risposta
Ciao Valeria, grazie per il tuo commento, come hai detto tu bisogna non cadere nelle scorciatoie e andare sempre più in profondità. Io non ho detto nulla di nuovo, ma scrivere i miei piccoli progressi in qualche modo mi spinge ad andare oltre, e a trovare occasioni come questa che mi offri tu con il tuo commento ;-)
Risposta
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![]() Foto di Chiara Scattina
Gabriella TrovatoDa sempre attratta da colori e pennelli, disegno e creo oggetti unici nell'intento di dire "ecco, questa sono io". Archivi
Ottobre 2018
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